Si è recentemente conclusa la settimana dedicata alla XXXI edizione della Summer School patrocinata dalla AiIG - Associazione italiana di Ingegneria Gestionale, tenutasi dal 11 al 14 settembre 2023 e ospitata presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, seguita dall’Early Career Scholars Lab (14-15 settembre), una nuova iniziativa promossa dall’associazione stessa e rivolta ai ricercatori e alle ricercatrici all'inizio della carriera accademica.
Entrambi gli eventi hanno previsto momenti di sessioni plenarie - quali lecture, panel e seminar - e di condivisione - come laboratori, networking e speed dating - utili al completo raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Ma di cosa si è parlato? Come si sono svolti entrambi gli eventi?
Summer School 2023: all’insegna di una ricerca di qualità
La presente edizione della Summer School ha visto la partecipazione di alcuni membri del WAVE Lab in qualità di mentor, lecturer o partecipanti, prendendo parte ai momenti plenari guidati da relatori provenienti da distinti atenei, tanto italiani - come il Politecnico di Milano e di Torino, l’Università di Udine, oltre al nostro Ateneo e a quello bolognese - quanto internazionali - come Leipzig University, Imperial College London, ETH Zurich.
Le sei attività laboratoriali di quest’anno si sono focalizzati sul miglioramento della capacità comunicativa sia scritta sia orale dei giovani aspiranti ricercatori e ricercatrici al momento di presentare il valore aggiunto del loro lavoro e di disseminare i risultati della propria ricerca al pubblico accademico e non solo.
Laboratori di comunicazione scientifica: dall’auto-riflessione all’intelligenza artificiale
I momenti dedicati ai laboratori si sono stati aperti il primo giorno incentivando l’auto-riflessione sul potenziamento della capacità di rafforzamento della proposta della propria ricerca e degli aspetti interessanti che la rendono unica. L’esercizio proposto si completa illustrando ad uno o una collega le migliorie apportate nella fase precedente.
Successivamente si è puntato su un ulteriore potenziamento dell’hook in merito alle motivazioni che hanno spinto la ricerca su una determinata tematica e alla sua rilevanza nel mondo attuale. Il tutto spostando il focus sull’interazione di gruppo.
Il terzo laboratorio ha visto come protagonista la capacità retorica dei dottorandi nel catturare attenzione del pubblico nei primi 2-3 minuti in una presentazione, così come trovare il giusto stile comunicativo, adoperare tecniche di comunicazione para-verbale e ottenere un feedback dai mentor e dai peer su quale aspetto della presentazione è stato efficace e quale meno.
In un mondo sempre più digitalizzato non poteva non fare capolino l’uso dell’I.A. applicato al settore della ricerca tramite strumenti open source in grado di rendere più efficace la comunicazione scientifica sul versante della presentazione e su quello della visualizzazione. Ai PhD è stato chiesto di analizzare i pro e i contro avvalendosi di un template per effettuare una SWOT analysis.
Early Career Lab: nuove opportunità di orientamento per giovani accademici
Nelle giornate del 14-15 settembre si è inaugurato l’Early Career Scholars Lab, un’attività inedita creata dalla stessa Associazione destinata unicamente ai post-doc e ai ricercatori e alle ricercatrici junior (RTDa) che sono all’inizio della carriera.
L’iniziativa nasce dalla necessità sempre più viva proprio da parte di questi ultimi di rispondere alle sfide rappresentate dalla costante richiesta di bilanciare qualità e quantità della produzione scientifica, da una definizione non esaustiva e univoca del concetto di qualità di ricerca; nonché da un pressante stimolo alla conduzione di studi dai risvolti nel tessuto sociale e imprenditoriale locale e/o nazionale; ed infine dai dilemmi nell’editoria accademica.
La parola ai partecipanti!
Una settimana basata interamente sulla comunicazione e disseminazione scientifica non poteva non volgere la propria attenzione alle impressioni dei partecipanti ad entrambi gli eventi. A tal proposito abbiamo rivolto loro dei quesiti.
Incominciando con la comunità dei dottorandi in Technology, Innovation and Management della Summer School, alla domanda “le tue aspettative sono state soddisfatte? Perché?” Giacomo Calì risponde: Le mie aspettative sono state soddisfatte, innanzitutto grazie ai preziosi lavori di gruppo svolti insieme ai colleghi sotto la supervisione dei tutor, i quali mi hanno aiutato a migliorare la mia tesi di ricerca, offrendo ottimi spunti e suggerimenti. Inoltre, ritengo che i seminari proposti, tutti in tema di "striving for research quality", siano stati stimolanti e coinvolgenti; soprattutto per un dottorando al primo anno di attività. L'organizzazione e la cordialità da parte di coloro che hanno dato una mano a organizzare l'evento sono state impeccabili.
Maria Sofia Pugliese, al quesito “quali sono secondo te le caratteristiche che un hook performante dovrebbe avere?” spiega: Un hook performante dovrebbe essere strutturato su 5 macro-sezioni che trattano, in ordine: l’impostazione dello scenario, significa apportare una contestualizzazione dell'argomento per attrarre l'attenzione dell'audience; seguito da una descrizione dello stato dell'arte sul research topic: impostazione di un background comune, identificando coerenze ed incoerenze con le proprie ipotesi. Successivamente si passa alla c.d “problematizzazione”, vale a dire identificare sia ciò che ancora non è funzionante sia i gap emergenti dalla letteratura. La quarta sezione dovrebbe prevedere la risoluzione del problema, esplicitando la modalità secondo la quale l'autore ha intenzione di affrontare tale problema individuato e come trovare una soluzione coerente. Infine, si approda ai contributi della ricerca.
Ci siamo soffermati ad analizzare l’opinione sull’uso di strumenti intelligenza artificiale, in particolare “come può aiutare l’intelligenza artificiale nella comunicazione della ricerca?”. Il nostro dottorando Valerio Lo Monaco asserisce: L'intelligenza artificiale può svolgere un ruolo importante nella comunicazione della ricerca. Per i giovani ricercatori, è essenziale acquisire familiarità con nuovi strumenti e metodi di ricerca che possano arricchire le loro competenze, sia nell'analisi dei dati che nella generazione di testi. L'intelligenza artificiale offre infatti molteplici vantaggi a ricercatori, come la capacità di gestire ed analizzare grandi volumi di dati di ricerca e facilitare la traduzione automatica dei risultati in diverse lingue, agevolando così la collaborazione tra ricercatori internazionali. Tuttavia, è fondamentale essere anche consapevoli dei potenziali rischi derivanti da un uso eccessivo di tali strumenti, come potenziali bias o una ridotta precisione dei risultati, oltre che ad un abuso della generazione automatica di testi scientifici.
D’altro canto, il collega Samuel Ashong enfatizza l’impiego dei tool basati sull’I.A. in una specifica fase della divulgazione scientifica: Le tecnologie di intelligenza artificiale come ChatGPT, Grammarly, DeepL, Midjourney e altre possono aiutare a preparare la presentazione di una ricerca per la comunicazione sotto forma di diapositive o visualizzazioni. Questi formati possono essere presentati alle conferenze o distribuiti sui canali dei social media. La sfida che dobbiamo affrontare è come comunicare con queste tecnologie per ottenere -in una certa misura, risultati credibili. Come tutti sappiamo, "garbage in, garbage out" (ergo: la qualità dell’output finale dipende dalla qualità dell’input), quindi come ricercatori dobbiamo fare attenzione a come usiamo e ci affidiamo a questi strumenti di I.A.
L'importanza della voce dei mentor
La testimonianza dei mentor è risultata altrettanto importante.
Giovanna Campopiano, docente di Strategia e Sistemi di Pianificazione, espone una riflessione secondo mettendo in luce alcune criticità legate al feedback: Come mentor, è stato molto stimolante potersi confrontare e poter facilitare il dialogo sulla scrittura di un'introduzione e sulle modalità di presentazione di una ricerca o di una proposta di progetto di dottorato.
La prima giornata di Summer School si è focalizzata sullo sviluppo di un 'hook' per comunicare alla propria audience la novità e la rilevanza della propria ricerca. Seppur i 10 partecipanti affrontavano tematiche differenti tra loro e si trovavano in anni differenti del loro percorso dottorale, siamo riusciti a costruire un rapido ed efficace scambio di feedback costruttivi, dove ognuno ha contribuito al dibattito.
Inoltre, nella seconda giornata, ci siamo cimentati (me inclusa) con l'uso di AI generativa per produrre una presentazione, e il lavoro di gruppo è stato molto utile per aiutare a costruire un senso condiviso rispetto alle potenzialità ma anche ai limiti di uno strumento che rischia di essere abusato dai più, anche in forza dell'elevata semplicità di utilizzo.
Senz'altro ho trovato molto concitato il ritmo dei laboratori, il che rendeva critico riuscire ad offrire un feedback significativo a tutti i partecipanti. Ad esempio, durante il workshop di martedì pomeriggio, c'erano 10 abstract da rileggere in pochi minuti, e in un tempo limitato i dottorandi avrebbero dovuto sia modificare il proprio abstract che leggere i documenti degli altri 9 membri del gruppo. Ho quindi proposto che ognuno leggesse almeno gli abstract dei suoi vicini, cosicché ciascuno ricevesse non solo il mio feedback, ma anche quello di almeno altre due persone.
La cosa ha funzionato bene per rispettare i tempi e dare l'opportunità a tutti di riflettere sul proprio lavoro e sulle eventuali aree di miglioramento.
La collega Albachiara Boffelli, Assistant Professor presso l’UniBg, espone offre ulteriori spunti di riflessione su “come favorire un'interazione/discussione coinvolgente tra giovani ricercatori e ricercatrici”: Ho avuto la fortuna di svolgere il ruolo di mentor in un gruppo di dottorandi molto motivati e volenterosi di mettersi in gioco e imparare non solo da persone con maggiore seniority, ma anche dai loro pari. Il mio ruolo è stato quello di facilitare le discussioni rendendole il più possibile inclusive, garantendo che tutti potessero intervenire e sentirsi ascoltati e coinvolti. Nonostante i dottorandi coinvolti fossero impegnati in progetti di ricerca molto diversi tra loro hanno sempre cercato di dare commenti costruttivi e fornire spunti di miglioramento ai loro colleghi. Infine, ho osservato spesso anche l'interesse a sviluppare collaborazioni e a proseguire le discussioni emerse anche oltre l'ambito dei laboratori. Penso che un elemento fondamentale nel favorire l'interazione consista nel chiarire e condividere fin dall'inizio dell'attività gli obiettivi e le aspettative di comportamento, rendendosi al contempo aperti a possibili suggerimenti circa l'organizzazione delle attività.
Fornire responsi costruttivi è sempre un compito cruciale nella formazione di una carriera. A tal proposito, le abbiamo “com’è incrementata la tua capacità di rivolgere dei feedback agli studenti e alle studentesse?”: Ritengo fondamentale sottolineare che un/a dottorando/a è tendenzialmente una persona molto appassionata della propria ricerca, ma anche in una fase piuttosto vulnerabile della propria carriera accademica, con poche certezze e tanti stimoli. Ho cercato di dare i miei feedback tenendo a mente queste caratteristiche, quindi cercando di essere costruttiva, ma anche di dare sempre spunti di miglioramento incrementali e non radicali, cercando di mantenere sempre alta la motivazione e l'attitudine positiva.
Riguardo alle “criticità incontrate - se ce ne sono state - nello svolgimento del ruolo da mentor e come sono state risolte” ci spiega: La principale difficoltà è stata la gestione del tempo con un gruppo numeroso e in relazione alla quantità di attività pianificate per i laboratori. Ho dovuto fare da mentor ad un gruppo di 10 dottorandi e ho cercato sempre di fare attenzione alle tempistiche, garantendo a tutti la possibilità di intervenire e raccogliere feedback. Tuttavia, spesso abbiamo dovuto utilizzare parte dei break per terminare le attività, indice tuttavia di quanto motivati e disponibili fossero i dottorandi. Una soluzione che ho (o meglio abbiamo) adottato nel laboratorio sulla Generative AI è stata l'identificazione di un topic comune e su cui tutti i dottorandi erano equamente "esperti". Nel laboratorio era richiesto di realizzare una presentazione su un topic condiviso tramite l'utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale; anziché selezionare uno dei topic di ricerca di uno dei dottorandi abbiamo deciso di focalizzarci sull'esperienza di essere dottorandi, ottenendo risultati anche molto divertenti.
L’inedita iniziativa Early Career Scholar Labs - ECSL invece ha visto come partecipante Chiara Morlotti, Assistant Professor presso il nostro ateneo, alla abbiamo chiesto a livello personale “quali sono stati i dilemmi (e le relative strategie) di una pubblicazione scientifica”: Il mio gruppo ha affrontato questo dilemma: Per un paper sottomesso ad un top quality journal, è opportuno modificare l'obiettivo del paper se viene richiesto dai reviewer? Abbiamo lavorato su quali fossero gli aspetti positivi e negativi di una risposta affermativa e ipotizzato una serie di step che portassero alla strategia più efficiente, con l'obiettivo ultimo di pubblicare il nostro lavoro salvaguardando la natura dello studio.
Essendo il lavoro di gruppo in grado di creare sinergie, ci è parso degno di nota chiedere se “durante lo speed date hai individuato qualche possibile collaborazione?”: Lo speed date è stato un lab molto interessante, che ci ha permesso di conoscere i membri dell'AiIG da un punto di vista scientifico. Sebbene avessimo a disposizione pochi minuti, siamo riusciti a comunicare in modo efficace i nostri interessi di ricerca, trovando punti comuni in merito alle tematiche affrontate e alle metodologie utilizzate. Manterrò sicuramente i contatti con chi affronta temi di mio interesse per valutare una possibile collaborazione.
La collega Albachiara in merito al medesimo quesito aggiunge: Sicuramente ho avuto l'opportunità di approfondire ulteriormente la conoscenza di alcune persone, sia che avevo già incontrato in passato sia che ho incontrato quest'anno per la prima volta. Ho ritenuto particolarmente utile conoscere meglio i progetti di ricerca di cui si stavano occupando per identificare potenzialità di sviluppare collaborazioni in futuro. Ho in particolare colto molti punti in comune con altri ricercatori che si occupavano di tematiche inerenti la sostenibilità e/o la gestione della supply chain.
Infine, ragionando su “quali strategie adoperare per rispettare o bilanciare l’accuratezza metodologica della ricerca con una maggiore produzione scientifica” asserisce: Probabilmente non esiste un'unica strategia. Sicuramente un modo per aumentare la produzione scientifica è collaborare con altri ricercatori e ricercatrici, inclusi top scholar da cui imparare. L'accuratezza metodologica e il rigore dovrebbero sempre essere presenti e presi in considerazione fin dalle prime fasi del research design. Sicuramente non è facile bilanciare qualità, quantità e tempo, quest'ultima è proprio la risorsa scarsa che bisogna imparare a salvaguardare e ottimizzare.
Prossima edizione: tema impatto della ricerca
Il nostro team ringrazia sentitamente l’Associazione italiana di Ingegneria Gestionale per le opportunità offerte ai giovani dell’Associazione e l’Università degli Studi di Bologna per aver organizzato e ospitato l’evento, oltre che per averci reso ancora partecipi e fortificato i rispettivi network.